Testo degli interventi di AGITE nelle manifestazioni per la pace del 24-25 febbraio 2023

Perche’ siamo qui questa sera? Probabilmente abbiamo idee diverse su molti argomenti e la pensiamo diversamente rispetto all’economia e la politica ma siamo qui innanzitutto perche’ come esseri umani non possiamo restare in silenzio davanti all’orrore della guerra, a quella che si sta consumando in Ucraina cosi’ come le tante altre meno note che stanno devastando altre parti del mondo.

Per 1 anno intero siamo venuti in piazza ogni sabato per la pace, a chiedere che cessino in bombardamenti in Ucraina, a ribadire il nostro no alla guerra, che è sempre la peggiore soluzione, che mai nella storia ha riparato torti, che sempre ha generato nuove violenze, nuovi soprusi, nuove violazioni, che a loro volta hanno generato nuove guerre, prodotto morti, distrutto risorse, avvelenato l’ambiente, ucciso ogni creatura vivente. Eravamo in piazza già prima del 24 febbraio per fare appello contro l’inizio di un nuovo conflitto armato.

Abbiamo chiesto a gran voce che la diplomazia potesse lavorare per un negoziato, che ci fosse un cessate il fuoco e le armi tacessero e abbiamo continuato a mobilitarci in solidarietà con tutte le vittime e con chi coraggiosamente si oppone alla guerra. In Russia oltre 12.000 persone sono state arrestate perché si sono opposte alla cosiddetta “operazione speciale”, l’invasione armata in Ucraina -una violazione del diritto internazionale-  anche solo mostrando un cartello bianco, senza scritte. 

Siamo qui a chiedere nuovamente “Tacciano le armi”; non c’è pace senza giustizia e senza rispetto dei diritti umani, e una pace armata non è pace. 

La pace e’ l’unica vittoria possibile.

“La vittoria bellica è sempre delle armi che uccidono, non prevale chi ha ragione ma chi ha maggior forza militare. La vittoria in guerra genera sempre altra guerra, di rivincita. La pace non è mai frutto delle armi, che sono culto della guerra, ma del cessare di uccidere: la pace è frutto del dialogo umano, della trattativa, della buona volontà umanitaria. Chi ama la pace posa le armi e sfida anche l’aggressore a posarle, sotto il giudizio di tutta la comunità umana planetaria, la cui sorte è ormai unica, salvezza inseparabile tra vinti e vincitori, possibile solo con l’abbandono delle armi.”

La guerra favorisce i numerosi fautori del complesso politico-industriale-militare, che spingono  il mondo intero ad una corsa al riarmo con guadagni fantasmagorici. La spesa militare globale totale è aumentata dello 0,7% in termini reali nel 2021, per raggiungere i 2.113 miliardi di dollari. I cinque Stati che hanno speso di più nel 2021 sono stati Stati Uniti, Cina, India, Regno Unito e Russia, che insieme rappresentano il 62% della spesa, secondo i nuovi dati sulla spesa militare globale pubblicati il 25 aprile dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI).   Si tratta di miliardi di soldi pubblici investiti in armi, soldi che servirebbero per la nostra sanita’ per proteggere la salute dei cittadini, la scuola, un lavoro dignitoso, la sicurezza del territorio.

Ricordiamo le parole di Don Ciotti a questo proposito “Mentre il mondo della medicina e della scienza si spendeva per salvare le vite dal Covid, altri spendevano per acquistare strumenti di morte, da mettere in mano a quelle stesse vite salvate. Ecco l’insensatezza della guerra, che inizia ben prima di scoppiare.” 

“Fabbricare armi è un commercio assassino”, queste le parole di Papa Francesco.

Condanniamo l’aggressione russa dell’Ucraina e lo facciamo anche nel pieno rispetto del principio della nostra Costituzione che all’Articolo 11 dice che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

La guerra non porta alla pace. La storia e’ piena di operazioni militari che con la pretesa di portare ordine e giustizia hanno in realtà seminato morte e distruzione, lasciando più caos e generando altri conflitti violenti : vedasi l’Iraq, ad esempio.

Quello che chiediamo a gran voce e’ un piano di Pace, una Conferenza di Pace, colloqui di pace che coinvolgano la comunita’ internazionale.

L’Europa ha un tragico passato di guerre e distruzioni; gli orrori della guerra hanno ispirato un progetto di casa comune, di solidarieta’ e comunita’. Oggi quel progetto e’ in grave pericolo. L’Unione Europea doveva e deve lavorare per la pace, non puo’ arrendersi alla logica della guerra e dimenticare il proprio tragico passato.

Continuiamo a non imparare dal passato e a ripetere gli stessi errori. Perche’ non si sente parlare di pace, di sforzi per la pace di iniziative che possano salvare vite umane dai continui bombardamenti?

Sempre l’Articolo 11 della nostra Costituzione dice che l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Ci rivolgiamo dunque anche al nostro governo perche’ lavori fattivamente a tale scopo e perche’ in tutti i consessi internazionali dall’Unione Europea alle Nazioni Unite, promuova azioni per la pace. L’azione delle organizzazioni internazionali dipende dalla volontà degli  stati membri, l’Italia deve promuovere e favorire un’azione internazionale per la pace.

Monsignor Zuppi, questa mattina ha ricordato che Pace significa affrontare i problemi, cercare le cause della guerra e cercare giustizia. E che dobbiamo stare dalla parte delle vittime e stare dalla parte delle vittime significa stare dalla parte della pace.

Don Primo Mazzolari ci ricorda che la guerra  e’ una sconfitta per tutti.

In questi lunghi mesi nei tanti presidi in piazza abbiamo sostenuto chi si rifiuta di partecipare alla guerra, chi si oppone a chi ha iniziato questa guerra di aggressione come i tanti giovani e meno giovani obiettori russi che si rifiutano di partecipare a questa aggressione bellica e abbiamo fatto appello perche’ dovendo fuggire, potessero trovare protezione in Europa. 

Siamo immersi in un clima di guerra, i media spesso amplificano la polarizzazione della discussione e chi parla di pace viene accusato di parteggiare per l’aggressore.

La propaganda del nemico a tutti i costi travolge la popolazione civile e poi artisti, atleti, migranti . . . avallando discriminazioni che si basano sul colore della pelle, la nazionalita’ e la lingua. Tutta la societa’ e’ pervasa dalla logica della guerra che tutto distrugge.

La pace ha i propri strumenti, cosi’ come la guerra ha i suoi ed e’ evidente che non possono essere gli stessi.

Oggi siamo qui anche nell’ambito della mobilitazione di Europe for Peace, una piattaforma internazionale creatasi dopo l’inizio della guerra -di cui fanno parte moltissime realta’ nazionali e locali questa sera qui presenti- e che sin da subito ha lanciato un chiaro appello: L’Italia, l’Unione europea e gli Stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco”

Un’altra iniziativa di pace della societa’ civile che e’ stata messa in piedi in risposta allo scoppio di questa guerra e’ #StopTheWarNow, una rete di 180 organizzazioni impegnate per fermare la guerra e costruire la pace attraverso azioni di nonviolenza. Questa rete ha organizzato oltre 4 carovane per la pace in Ucraina per portare aiuti umanitari, assistenza e sostegno, fin nelle zone del fronte.

La guerra non e’ mai giusta.

Oggi e domani in tante citta’ in tutta Europa e non solo si scende in strada per chiedere la pace e implorare che cessino i bombardamenti e tacciano le armi. Questa guerra ci sta esponendo come non mai anche alla minaccia nucleare.

Oggi il “Doomsday Clock” degli Scienziati Atomici segna 90 secondi alla mezzanotte.”

Il 22 giugno 2021 e’ entrato in vigore il Trattato ONU di messa al bando delle armi nucleari che dal 1945 hanno seminato terrore e distruzione. Sono armi di distruzione di massa. Sono immorali ed ora anche illegali. La minaccia russa mostra ancora una volta quanto la deterrenza nucleare non garantisca la pace ed anzi giustifichi un’escalation della violenza e della minaccia di distruzione.

Ci appelliamo nuovamente al nostro governo perche’ l’Italia ci ripensi e firmi il Tratato ONU che prevede anche l’assistenza e la riparazione per le migliaia di vittime di prima seconda e terza generazione dei bombardamenti atomici e degli oltre 2.000 test nucleari avvenuti nel mondo. 

Siamo qui perché da un anno si combatte e si uccide in Ucraina.

Questa guerra è iniziata con una aggressione che non ha giustificazione alcuna da parte della Russia. 

Essa trova il suo specchio e la sua giustificazione nella politica di espansione della Nato a oriente, nel ritorno di un imperialismo russo, nel risorgere dei nazionalismi pericolosi ed obsoleti nell’area dell’ex-URSS ed altrove che da anni sono in conflitto tra loro.

Ogni persona amante della libertà e della pace non può non avere un moto di simpatia per il popolo ucraino, ingiustamente aggredito, e vede la possibile vittoria di Putin come un pericolo ed un dramma non solo per noi e per gli ucraini, ma per i russi stessi. 

Questo non ci autorizza a sostenere  una guerra per procura che condanna il popolo ucraino ad indicibili sofferenze. 

Riportiamo le parole di un caro saggio amico : Non gli zar e i Napoleoni, ma Tolstoj e Gandhi sono i maestri della politica necessaria oggi. Impara Europa, i tuoi Erasmo e Kant, che hai dimenticato!

Noi, che, siamo liberi di manifestare, dobbiamo farlo anche per loro, dobbiamo farlo per il popolo ucraino che muore sotto le bombe senza vedere la liberazione, dobbiamo farlo per salvare il mondo da una catastrofe immane.

Siamo ancora in tempo, dunque con questo spirito abbiamo riempito la piazza oggi e continueremo a manifestare in futuro e ad essere presenti tutti i sabati perche’ la pace è possibile, la pace è l’unica via per la giustizia e che come disse Martin Luther King: la #nonviolenza è la risposta alla questione politica e morale cruciale del nostro tempo: la necessità per l’uomo di superare l’oppressione e violenza senza ricorrere alla violenza e all’oppressione. Civiltà e violenza sono concetti antitetici. […]

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